Situazione paradossale in casa Lakers, dove il nuovo coach J.J. Redick fa i conti con la scarsa attrazione della franchigia californiana
Una doppia notizia ufficiale ha scosso il mondo Lakers nelle ultime due settimane scarse. Dapprima la firma, come nuovo coach della franchigia californiana, di J.J. Redick, l’ex specialista del tiro pesante che ha chiuso la sua carriera da giocatore nella NBA con la maglia dei Dallas Mavericks.
Consapevole dell’obiettivo della franchigia e soprattutto del peso enorme delle aspettative, Redick è alla prima esperienza da capo allenatore e per la prima volta in assoluto su una panchina di una squadra NBA. Il 40enne nativo di Cookeville, ben conscio che a Los Angeles si gioca solo per vincere, ha tenuto testa alle tante domande dei giornalisti accorsi alla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo ruolo.
“So qual è l’aspettativa sedendo su questa sedia. L’aspettativa è vincere il Titolo NBA. Il mio compito, quello di Rob (Pelinka, ndr), e del mio staff è cercare di soddisfare una delle fanbase più appassionate del mondo. È il motivo per cui ho firmato“, ha dichiarato l’ex cecchino, attivo in carriera soprattutto con gli Orlando Magic e coi Los Angeles Clippers.
E LeBron? Tutti aspettavano di capire se il Prescelto firmasse finalmente il contratto, ma soprattutto a quali cifre. Dopo aver sfogliato la margherita dalla brusca eliminazione al primo turno dei Playoff fino all’inizio di luglio, il Re ha alfine preso la sua decisione.
Secondo fonti riferite dall’esperto giornalista Adrian Wojnarowski, l’accordo tra il nativo di Akron, Ohio, e la franchigia gialloviola è stato firmato garantendo al giocatore per due anni il massimo salariale consentito, ovvero 104 milioni di dollari.
Nel secondo anno previsto dal contratto c’è però la cosiddetta “player option”, che consentirebbe al fuoriclasse di scegliere di uscire dal contratto e tornare free agent già nell’estate 2025. Ma c’è di più.
Il nuovo patto siglato tra James e i Lakers include quella che in America si chiama “no trade clause”, ovvero la clausola che permette al giocatore di mettere il proprio veto su ogni destinazione non gradita in caso di eventuale cessione. Insomma, LeBron, già dipinto come qualcosa di più di un semplice giocatore nel roster dei gialloviola, sembra avere sempre più potere nel destino della storica franchigia.
Già quasi accusato di aver messo il veto su altri nomi che erano circolati nell’etere come candidati alla panchina della squadra, il 4 volte campione NBA condiziona il destino dei Lakers molto più di quanto si possa pensare. Secondo una corrente di pensiero che sta prendendo sempre più piede, da calamita per i campioni LeBron è quasi diventato ora un motivo per rifiutare la destinazione Los Angeles.
Solo così si spiegherebbero i diversi casi di giocatori che hanno preferito accasarsi in altri lidi (guadagnando meno) piuttosto che condividere lo spogliatoio con un campione forse troppo accentratore. A parte il fidato scudiero Anthony Davis, sono davvero pochissimi coloro che si sono esposti dichiarando pubblicamente di voler giocare con LeBron in California. Ecco la prima grande spina che J.J. Redick dovrà affrontare nella sua difficile missione di portare a casa il tanto agognato anello.
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